Estratto dal Libro di Daniel Goleman “Intelligenza Emotiva”.
Il concetto di applicazione dell’Intelligenza Emotiva sul lavoro è relativamente nuovo ed in alcuni Paesi ancora del tutto sconosciuto. Eppure gli studi di Daniel Goleman sulla sua applicazione in ambito lavorativo, quando sperimentati, hanno portato dei benefici nelle Aziende anche in termini di costi. Nel libro di Goleman viene però indicato che :
…in uno studio condotto su 250 dirigenti di azienda è emerso che la maggior parte di loro riteneva che il proprio lavoro richiedesse “testa, ma non cuore”. Molti confessarono di temere che sentimenti di empatia o compassione per coloro con cui lavoravano avrebbero generato una situazione di conflitto rispetto agli obiettivi dell’organizzazione.
La mia personale opinione è che, considerato ancora presente questo approccio in molti dirigenti, è poco utile organizzare in azienda incontri o eventi conviviali di “facciata”. Può risultare posticcio e rischia di far emergere che il decantato non corrisponda all’agito. Il giorno seguente torna tutto come – se non peggio – di prima.
Se durante la giornata lavorativa le risorse percepiscono da parte dei “capi” un distacco umano e poca empatia nei confronti delle difficoltà che incontrano, ogni iniziativa rischia di apparire un maquillage e la partecipazione ad essa poco coinvolgente se non addirittura forzata dal doverla fare “…sennò i capi cosa penseranno”.
Continua Goleman :
Uno degli intervistati credeva che l’idea di empatizzare con i propri dipendenti fosse assurda – sarebbe stato, così disse, “impossibile trattare con le persone”. Altri replicavano che se non fossero stati emotivamente indifferenti non sarebbero riusciti a prendere le decisioni “difficili” richieste dal loro lavoro.
Torniamo al nostro amato Fantozzi.
La partecipazione alla proiezione della “Corazzata” così come alla partita di biliardo rischia di essere ancora tema molto attuale. Chi vive quotidianamente la realtà aziendale, utilizzando un minimo di consapevolezza, ha l’opportunità reale di comprendere che l’esperienza “Fantozziana” è ancora un rischio concreto. Non è il caso di fare di tutta l’erba un fascio e molte aziende oggi si stanno riorganizzando per il cambiamento verso approcci più “smart”. Ma non è sufficiente cambiare il “lei” con il “tu” se dietro non è strutturata una reale svolta.
Taluni processi vanno metabolizzati gradualmente attraverso percorsi formativi rivolti a dirigenti e personale in genere.
Se si è ancora lontani dall’applicare l’Intelligenza Emotiva e l’Empatia sul lavoro non c’è problema. Ci vuole tempo, grande impegno e determinazione.
Ma rivolgo una preghiera alle aziende : se potete, evitate di ricadere nell’universo “fantozziano”…armiamoci tutti di coraggio, siamo nel 2018!!
Al Prossimo Post
Guglielmo Margio