Quale spazio concediamo all’uno ed all’altro…e come ci rapportiamo con essi?
C’è un quadro di Paul Klee dipinto nel 1920 che rappresenta un angelo. E’ l'”Angelus Novus” e l’impressione che sia uno schizzo di creatività lo rende immaginifico. Viene analizzato in modo interessante nella introduzione del libro “Retrotopia” di Zygmunt Bauman che lo ribattezza l’angelo della storia.
Strabismo.
Perché si può vivere con lo sguardo dell’angelo: un occhio al passato ed uno rivolto al futuro. Se la marcia è equilibrata non si commettono infrazioni e, in armonia con gli eventi della vita, si procede in avanti ad ali dispiegate. Ma se questo non accade e si attribuiscono significati e visioni distorte del passato? Ecco cosa viene descritto nell’introduzione del libro:
L’angelo ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede solo catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma…
Il Futuro è a prescindere.
Ogni attimo successivo anche alla lettura di questa riga è già futuro. E’ come una brezza leggera che spinge da dietro, costante…alla quale ci si può anche opporre, ma senza successo. E’ possibile voltarsi indietro ma il rischio di inciampare è sempre in agguato.
Certo, esiste una età in cui è predominante lo sguardo al passato. Età adulta, quindi tempo che è passato. Visioni che cambiano, non siamo più invincibili, decade la sicurezza di sé e ci si fa più domande su come abbiamo agito. Pellicola alla mano…si proietta il film, seduti con occhiali adeguatamente inforcati. Ma nel frattempo, il futuro si materializza anche durante la proiezione delle immagini passate.
Quindi…
Dispiegare le ali anche sulle macerie.
Il futuro, da brezza può diventare tempesta, travolgere ogni cosa mentre lo sguardo è impegnato sui dettagli di ciò che si reputano macerie del passato. Visioni probabilmente esagerate e distorte di azioni compiute che non possiedono nulla di oggettivamente catastrofico. Comunque, è andata…indietro non si torna. Ci si deve affidare sempre alle azioni future per aggiustare il tiro.
…Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal Paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle.
Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui nel cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.
Il progresso non ha scadenza…
…si è nel costante flusso del “progredire”. E non esiste età ultima né una linea di confine per andare avanti. Il traguardo è la fine della propria esistenza…ma in quel momento il problema non sarà più nostro. Noi, in quel momento, non ci saremo più.
E riguardo a ciò che definiamo macerie del passato? Se proprio di macerie si vuole parlare, vento in poppa sulle proprie ali…il progresso non ha scadenza. Fino a quando è possibile, sfruttare ogni attimo di tempo che ci è concesso. Casco in testa, cemento e mattoni…sporcarsi le mani. Fino a quando è possibile, fino a quando ogni altro attimo sarà concesso.
Al Prossimo Post.
Guglielmo Margio