Storia di Billy: Capitolo #8

Alla Ricerca di un Riparo.

Salgo le scale verso casa, raggiungo il mio quotidiano, lentamente, dopo aver parlato con Billy. Ad ogni scalino mi tornano in mente le sue parole: “Dipende da come spira il vento”. Quante convinzioni costruiamo durante la nostra vita, pensando di avere il controllo su tutto e programmando ogni dettaglio. Ma probabilmente siamo come foglie adagiate sotto un albero in autunno, che al primo soffio di vento vengono spostate senza conoscere la posizione successiva. Sono contento di essere nuovamente insieme alla mia famiglia e guardo Beatrice ed i miei bambini. Quante cose diamo per scontate? Una volta ottenute le riponiamo in un cassetto alla ricerca di altro. Siamo esploratori nati oppure costantemente insoddisfatti.

Foto di Unsplash.com

Di Billy mi rimane, oltre al suo racconto, una serenità di fondo, il suo sorriso e quell’approccio di adattamento, non di rassegnazione, nei confronti delle deviazioni di percorso nella propria vita. Vado a letto prima del solito, la giornata di oggi è stata come se avessi corso una maratona e mi sento davvero stremato. Ascolto le voci ovattate dei bambini e di Beatrice che li invita a fare silenzio perché papà dorme. Niente mi concilia il sonno meglio di quel sottofondo. Mi è capitato di frequente, per questioni professionali, di rimanere solo in casa o in camere d’albergo. Non c’è niente di più triste del cenare senza nessuno accanto per poi andare a dormire in un ambiente vuoto di odori e rumori. Momenti in cui ti guardi intorno e vedi tavoli occupati da singole vite con il riflesso della luce di uno smartphone sul volto. Una vita “di plastica”, confortevole e patinata, senza un lampo di spontaneità.

Foto Unsplash.com di Marten Bjork

Fuori inizia a piovere. Non tutti i temporali sono uguali. Alcuni vengono giù in modo costante ma con piccole goccioline che inzuppano i vestiti senza che tu te ne accorga. Altri scuotono il terreno e le finestre delle abitazioni. In questi ultimi casi è bello rimanere sotto le coperte, protetti dallo scatenarsi all’esterno della natura. Trovare riparo quando qualcosa ci minaccia è forse uno degli istinti più antichi dell’essere umano. “Dalle caverne alle coperte”, penso tra me e me sorridendo. Nonostante la mia spossatezza non riesco ancora a dormire, tento allora di ricostruire le frasi di Billy come se fossero tasselli di un puzzle.

Foto di Unsplash.com di Dylan Fout

“Tu non esisti, Billy non esiste”, “Dipende da come spira il vento”, “Lascia il tuo ego su quella panchina”. Ripercorro con la memoria intravedendo un’immagine che non mi è ancora chiara e descrivibile. “Se fosse un uomo rassegnato, triste e depresso me ne sarei accorto”, dico tra me e me, “e se a causa degli eventi che ha subìto fosse andato fuori di testa, sarebbe certamente emerso durante il nostro incontro…ma non è così”. Rifletto quindi proprio sul temporale fuori dalla mia porta, all’esterno della mia casa e di quelle coperte che mi stanno proteggendo. Quindi ho come un lampo di razionalità che mi fa giungere ad una conclusione.

Foto di Unsplash.com di Randy Fath

“Ecco in cosa consiste la serenità di Billy!”. Lo dico a voce alta e Beatrice, convinta che io stessi già dormendo, mi chiama per chiedermi se è tutto sotto controllo. “Si tesoro”, rispondo prontamente rendendomi conto di ciò che ho fatto. Adesso inizio a realizzare l’immagine sparsa in tanti frammenti di quel puzzle che era la sua storia di vita: Billy ha trovato un riparo, è protetto da qualcosa. E’ come se avesse costruito una capanna dalle macerie e trasformato ogni pianta velenosa, trovata sul suo cammino, in una medicina.

Non poteva esserci altra spiegazione considerati i nostri incontri e adesso mi appariva più chiara anche la mia condizione attuale. Una vita ordinaria composta da routine ed eventi banali mi stava portando ad uno stato di depressione latente non motivata, o perlomeno con mille motivi in meno rispetto a quelli che avrebbero potuto portarci Billy. Ma nonostante tutto ciò ero io quello che rispetto a lui sembrava senza un riparo.

Foto di Unsplash.com di Aline de Nadai

Ma gli agenti atmosferici da cui dovevo difendermi non erano le condizioni esterne. Da cosa dovevo ripararmi considerata la banalità dello scorrere del mio tempo? “Qualcosa non mi torna”, penso. Fuori dalla mia finestra il vento soffia sempre più forte, un vento freddo del nord che taglia la pelle e gela i pensieri. Devo cercare un rifugio nonostante il posto confortevole in cui mi trovo. Nonostante Beatrice ed i bambini. Il sonno mi appanna la vista. E’ il momento di andare in stand by, che io esista o meno, che Billy esista oppure no.

Continua

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Guglielmo Margio.

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