Con Buddha al Centro Commerciale.

Un sabato a passeggio tra le rovine della consapevolezza.

Un sabato comune ad una moltitudine di persone. Vado in apnea e si aprono le porte automatiche del mega Centro commerciale che assorbirà oltre due ore della mia vita. Mi piace farlo? No. Sono costretto a farlo? Nemmeno. Mi ci butto. Entro, sono pronto. Innanzitutto il rumore di fondo, un misto di voci e musica che fuoriesce da ogni singolo negozio, ognuno con il suo stile. Ma al di fuori della porta di ingresso tutto si mischia in un sottofondo astratto. La peculiarità del singolo diventa anonimato confuso e rumoroso. Vale per le attività commerciali così come per le persone. Ogni sforzo profuso per distinguersi si perde nella mischia. Qualcuno diceva “Molto rumore per nulla”.

Mentre porto un passo davanti all’altro, facendo attenzione a non calpestare un bambino o un cane, schivando passeggini spinti con determinazione e cattiveria da mamme tatuate, immagino di avere accanto Buddha, come un vecchio amico con cui condividere un momento di svago. Lo guardo mentre con occhi stralunati osserva l’universo che gli si pone davanti, che letteralmente lo circonda. Ci si ferma su una panchina già affollata di anziani e mariti con gli sguardi persi nei loro smartphone. Troviamo a malapena due posti. Buddha non parla ma sorride. Io non capisco.

Buddha è uno di quegli amici che non capisci perché ti fanno stare bene. Ti mettono serenità, uno di quelli che quando ci stai insieme, anche se non parli, ti trasmette sicurezza e benessere. Anche se a volte non è di compagnia, non commenta se non estremamente necessario. Che grande qualità! Io non sono come lui: il silenzio tra due persone lo sopporto per brevi istanti. Quindi prendo l’iniziativa e faccio il primo passo: “Che ne pensi?”, gli chiedo. Lui non mi guarda, osserva seguendo con lo sguardo, transitando con gli occhi tra i mille colori delle vetrine e delle persone. Silenzio…e sorride. Rinuncio al colloquio ed attendo che la situazione si sblocchi.

Da quando lo conosco, so bene che lui non giudica mai nessuno, è tollerante e rispetta la libera scelta di ognuno. Probabilmente rimane perplesso dall’imponenza della struttura in cui si trova. Se mai avesse la necessità di comprare un capo di abbigliamento potrebbe scegliere tra migliaia e migliaia di articoli, potrebbe spendere dai 2 euro della catena Primark ad alcune centinaia per comprarne uno di Gucci. Poi lo guardo e mi ricordo che non è certo di questo che ha bisogno: veste con poco, sempre con la stessa roba. Potrebbe allora forse avere la necessità di qualcosa di tecnologico? Non credo proprio. Se non ricordo male a lui piace comunicare guardando negli occhi il suo interlocutore. Continua a sorridere e la cosa mi imbarazza. Mi adeguo.

In un mega Centro Commerciale si può scegliere di mangiare il Sushi o farsi travolgere dai piaceri della griglia. Ogni singolo essere vivente può essere fatto a pezzi, cucinato e condito se lo vuoi. Profumi che si mischiano e stuzzicano l’appetito anche se non ce l’hai. “Avrà fame?”, mi chiedo. Quindi provo a chiederglielo ma vedo che lui, con gli occhi socchiusi, ha ampliato il suo sorriso, anche se non mi rivolge alcun cenno di attenzione. Quindi ricordo come è solito pranzare o cenare, quanto poca importanza dia all’abbondanza ed al superfluo. Il suo modo di ringraziare sempre per il poco che gli si pone davanti. Il suo non danneggiare nessuno, né animali, né uomini per il proprio sostentamento. Non credo gli sia necessario scegliere tra decine e decine di tipologie di riso. A lui ne basta una ciotola, questo lo ricordo bene.

Mi rendo conto che siamo rimasti per oltre due ore seduti su una panchina. Lo vedo alzarsi e lo seguo, sempre in silenzio: non mi pare abbia voglia di discutere oggi. Nessun problema, lo conosco e so bene che non sempre lo ritiene necessario. Nel raggiungere l’uscita del Centro Commerciale, l’uno accanto all’altro, osservo il suo sorriso sempre più ampio, sempre più divertito, sempre più appagato. “Ma gli è davvero piaciuto così tanto questo posto?”, mi chiedo. La cosa mi rende davvero perplesso ma potrebbe anche reggere. Le porte automatiche si aprono verso l’esterno ed un aria più salubre ci investe. Ed è qui, proprio all’esterno, che lui si ferma, respira con avidità, quindi inizia a ridere rumorosamente. La cosa mi imbarazza un pò. Ride proprio di gusto, come quando alla fine di una barzelletta che ti ha tenuto con il fiato sospeso sino all’ultimo istante…dai spazio a tutta la tua allegria.

Rido anche io. C’è gente che con la propria risata riesce a contagiare anche la persona più depressa. Lui è uno di questi. Ci ritroviamo a ridere senza un apparente motivo. Probabilmente sono io che non ne comprendo il senso ma ormai il contagio è avvenuto. Una risata è liberatoria, è creativa e libera energia, rilassa i muscoli e svuota la mente. Mentre continua a ridere, Buddha mi saluta, volta le spalle e se ne va, continuando a ridere rumorosamente. Io rimango ad osservarlo mentre si allontana.

Come sempre sono stato bene con lui, anche se non ho ancora ben capito il senso della serata. Non ho capito perché avesse trovato così divertente un pomeriggio banale, perlomeno ai miei occhi. Mi avvicino alla mia auto per tornare a casa tentando di dare una spiegazione. Tentando di decifrare il suo sorriso, provando a comprendere.

Al prossimo Post.

Guglielmo Margio.

Foto originali (la prima) e dal sito Unsplash.com

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...