Sconfinamenti

I colori oltre il bordo.

Capita di ritrovarsi a pensare quando da bambini ci si parava davanti un foglio con un disegno da colorare. E si veniva come assaliti, risucchiati dal bianco del foglio ed il nero dei bordi dell’immagine da completare. Concludere qualcosa che non deludesse le aspettative di un adulto: rimanere dentro i bordi, usare colori idonei all’immagine raffigurata. Una responsabilità enorme per un bambino. A me succede di riportare indietro il nastro della memoria a quei tempi e quando accade vengo innanzitutto assalito da un turbinio di sensazioni olfattive. Non so per quale motivo la scuola mi si sia impressa nella memoria in questo modo. Poi mi si contorce lo stomaco.

Una volta sentì spiegare a qualcuno la differenza tra ricordare, rammentare e rimembrare. Nel “ricordo” viene coinvolto il sentimento, il cuore, così come la parola stessa tende ad indicare. Ci si ricorda di un amico, di un amore perduto. Il “rammentare” invece coinvolge esclusivamente la nostra parte razionale. Riportare alla “mente” un evento in modo lucido e razionale. E’ il sistema che utilizziamo per risolvere un problema che magari si è già presentato, utilizzando ogni capacità della nostra mente nella maniera più asettica possibile. Il “Rimembrare” invece coinvolge tutto il corpo, le membra appunto. I tempi dell’infanzia sono intrisi di corpo e cuore più che di mente: sono istanti in cui la razionalità ancora non emerge. E così ci si ritrova a rimembrare quando si era scuola da bambini, a ricordare gli abbracci e le carezze di quando si era ammalati.

Ecco, nel rimembrare quei momenti, vengo assalito dalla consapevolezza di quanto importante sia stato sconfinare, andare oltre i bordi, saltare le righe che chiudevano un disegno già predeterminato. L’ho fatto e oggi posso affermare che non esiste nulla di più gradevole che ritrovarsi con un pennarello in mano e, con sguardo furtivo, iniziare lentamente a disegnare un tratto rivoluzionario al di là dei contorni. E’ il primo impatto con quella sensazione di libertà che tonifica i muscoli della consapevolezza, della padronanza delle proprie azioni. Adrenalina che si spande per ogni angolo del corpo e fornisce lo slancio giusto per sentirsi vivi.

Poi si cresce e nel diventare adulti i confini del disegno da colorare siamo noi stessi a comporli, tracciarli con dovizia di dettagli. Tenaci costruttori delle nostre catene, ingegneri accurati delle nostre prigioni. Probabilmente si agisce influenzati da quei maestri di scuola che ci presentavano sul banco un disegno precostituito e ci inculcavano sensi di colpa se non fossimo stati in grado di completarlo. Di concluderlo come loro volevano, rimanendo nei bordi, utilizzando i colori appropriati, quelli più scontati.

Ma spesso i cattivi maestri siamo noi stessi, strutturiamo e standardizziamo le nostre esistenze per timore di essere troppo fuori dalle righe, di non essere riconosciuti dagli altri come appartenenti alla norma. Paure che ci fanno costruire confini di filo spinato dai quali, man mano che il tempo passa, sbirciamo intimoriti con il desiderio crescente di fuggire. Non appena si è preda di queste sensazioni si tende a non tenerne conto, a sopirle con la speranza che affievoliscano autonomamente. E nel frattempo il disegno sul foglio si complica, si arricchisce di curve e reticolati.

Ma cosa è davvero lo sconfinare? Ci si preoccupa che questa voglia che a volte ci assale sia eccentrica, che possa incidere negativamente sugli altri, che ci possa fare compiere azioni di cui in seguito ci si potrebbe pentire. Ma non è sempre così. Non si deve necessariamente abbandonare tutto ciò che si ha e varcare confini geografici lontani. Basterebbe semplicemente sconfinare dalle proprie limitazioni, abbandonarsi a semplici piaceri e passioni da tempo dimenticati, scoprire l’importanza di essere sé stessi senza provare il timore di non essere approvati.

Sconfinare, essere ribelli, è assaporare i dettagli delle proprie giornate, apprezzare quello che si possiede, osare di riprendere in mano vecchie passioni mai sopite. Sconfinare significa sorridere e praticare un minimo di gentilezza e cortesia verso gli estranei. Soffermarsi sui dettagli e scriverli su un taccuino o disegnarli se è il caso. Fotografare e condividere senza l’assillo di “like” o condivisioni, ma per il solo gusto di farlo. Pretendere da sé stessi che il lavoro non rubi alla propria esistenza 13 ore al giorno. Non dimenticarsi di abbracciare qualcuno quando si sente il bisogno di farlo, di guardare negli occhi la persona con cui si parla. Respirare a pieni polmoni in una giornata fredda e assolata. Programmare un viaggio nel mondo della propria anima più profonda. Entusiasmarsi senza un evidente motivo. Sono tutti colori fuori dal bordo, sconfinamenti praticabili.

Al Prossimo Post

Guglielmo Margio

Foto dal sito Unsplash.com

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