Il ritmo altalenante della vita.
Non è sempre uguale. Per accorgersene non si necessita di abilità particolari, basta osservare con un minimo di attenzione il passato, la condizione attuale e tentare di immaginarsi ciò che verrà. Camminavo, alcuni giorni fa per strada e avevo la sensazione di essere agganciato ad un cavo alla vita, qualcosa che che mi rendeva particolarmente difficile il percorso. Un peso da trasportare. Sarà l’avanzare dell’età, ho pensato. Mi appoggio al muro di un palazzo. Uno di quelli anni ’70, non particolarmente bello, decisamente fuori contesto in un centro storico tipicamente medievale. Una di quelle brutture di cui solo l’uomo di quegli anni era capace. La mano mi si sporca immediatamente di intonaco grigio, anche questo una tipicità di certe costruzioni. Sui polpastrelli rimangono frammenti, pulviscolo di modernità riuscita male. Mi ripulisco passando la mano sui pantaloni.
Un gesto che ho ereditato da mio nonno se la memoria non mi inganna. Ricordo in modo vivo quando da bambino lo osservavo mentre stava ai fornelli : ad ogni schizzo di sugo sulle mani corrispondeva il pulirsi sui pantaloni, all’altezza delle tasche. Mia nonna che gridava dalla rabbia perché avrebbe dovuto sconfiggere l’unto che si procurava. Momenti che si palesavano ogni domenica, risse che sembravano non dover finire mai, non avere una risoluzione pacifica. E rappacificazioni regolari. Come un altalena.
Nel fermarmi a causa di quella strana fatica mi sorge il sospetto che sia dovuta ad una condizione attuale non proprio delle migliori. Non è solo fisico il peso che sento. Ne sono sicuro, ricordo di aver già provato questa condizione. Un attimo, meglio capire, anche se non aiuterà a risolvere. E’ un’altalena quella su cui ci si ritrova, penso. Ricorda bene, mi dico, non è sempre stato così. E lo ricordo, di questo sono certo. Ci sono momenti della vita in cui tutto sembra andare per il verso giusto, ogni iniziativa presa sembra fluire senza difficoltà. Persone che si incontrano, eventi che si concatenano. Ogni cosa al proprio posto, tutto molto entusiasmante. E’ il momento in cui l’altalena ci porta su, il momento più piacevole del gioco. Ma è un attimo, meglio afferrarsi con la memoria a tutto questo perché presto il ciclo si invertirà.
Ed è così che avviene, con una regolarità che a volte appare monotona. Si ritorna giù, il flusso inizia lentamente a prendere una velocità costante ma sempre in aumento, fino a riportare alla posizione opposta. E da quel punto si sperimentano condizioni sfavorevoli, ogni singola cosa sembra non inquadrarsi più come vorremmo. Non ci sono incontri con persone che ci piacciono, non un evento propizio. E non c’è verso di cambiare il flusso, non c’è sforzo che si possa fare per opporsi.
La parola in inglese “Swing” significa altalena, ma assume tutt’altro significato se si pensa al genere musicale nato negli anni venti. Osservare i ballerini di swing però fa capire il motivo per cui questo genere si chiami così. Li vedi allontanarsi ed avvicinarsi in un continuo e costante movimento. Attimi in cui sono abbracciati ed altri successivi in cui sembrano per separarsi. Credo che riproduca la reale condizione di ogni coppia. In amore, in quelli che si possono definire rapporti duraturi, è innegabile che avvenga tutto ciò. Momenti in cui ci si sente tutt’uno con l’altro, momenti in cui si è talmente distanti che la separazione sembra l’unica delle strade possibili. La forza centrifuga riporta le cose al proprio posto.
Swing, un’altalena ritmata da chissà quale forza, andare avanti e tornare indietro. Momenti propizi che si alternano con quelli in cui nulla sembra funzionare, grandi passioni che si affievoliscono o che mutano dopo aver toccato gli apici. La maturità, provo a ripetere tra me e me a volte senza successo, risiede nel non voler stare sempre all’apice, non pretendere come bambini capricciosi che si venga spinti sempre più forte verso l’alto. Accettare la ricaduta all’indietro che, basta riportare la memoria al passato, ha anch’essa il suo fascino, può essere divertente se si pensa di ricevere una nuova spinta che riporti ancora più su.
Al prossimo Post
Guglielmo Margio
Foto dal Sito Unsplash.com